sabato 22 dicembre 2007

La morte non pone fine all'amore...

In questi giorni sono mancate due persone. Molto diverse sia tra di loro che per quello che rappresentano per me.
Filippo, un amico, uno dei "vecchi amici" quelli coi quali ti vedi alle feste comandate, quelli coi quali hai passato anni fra sabati sera, strada per andare al liceo, vacanze e quant'altro. Una di quelle persone con le quali sei cresciuta, perchè l'hai incontrato nel periodo piùà "formativo" della tua vita, indelebile nei ricordi fra la prima occupazione e la prima manca al liceo, una di quelle persone che anche se non vedevi quasi mai sapevi che era lì, per una serata all'agriturismo o il compleanno di un'amico lui c'era. E un incidente l'ha portato via. Senza giustificazioni possibili, senza consolazioni ragionevoli. Un attimo. Una "tragica fatalità" come direbbe qualcuno, un'incubo inimmaginabile che ha lasciato tutti spiazzati, rendendo stranamente amaro il Natale.. Non pensi di poter perdere una persona in questo modo. Non è concebibile, ed è giusto che non lo sia. Non ci si può e non ci si deve abituare alla morte. Però fa male. A tratti. A tratti sembra tutto normale, quando si è in mezzo alla gente, tra le luci di Natale e la frenesia dei regali. Poi un altro momento, un collegamento, un ricordo, e tutto si svuota di senso, e ti martella in testa un perchè? Lo stesso che mi martella in testa da quando ho saputo della malattia e della morte di un'altra persona, Paolo, che non era mio amico, ma era un esempio, un uomo che aveva donato la sua vita agli altri, attraverso il volontariato, da anni i Bolivia ad aiutare i bambini di strada, una persona che quando parlava di Dio, faceva venire i brividi, una persona che ti faceva vedere chiaro e limpido, come Dio entri nel cuore delle persone e ne cambi la vita. Neanche in questo caso c'è un perchè. Non ci sono risposte alla domanda: perchè una persona che ha speso la propria vita per gli altri, debba essere portato via da una malattia? Non c'è una risposta. Una volta, parlando con una ragazza che chiedeva il perchè Dio avesse permesso la morte di suo padre, la conclusione alla quale ero arrivata, e che non c'è una risposta. Non serve cercarla. Semplicemente non c'è. Percui non vale la pena chiederselo. E non vale la pena tirare in ballo Dio e i suoi eventuali disegni. Per me l'unica cosa "sensata" da fare, è domandarsi cosa si può ricavare. Come nelle nostre reazioni possiamo dare un senso a questi accadimenti così tragici. Il come è sempre difficile.. Ma come dice il titolo, preso da una mail che parlava di Paolo," La morte non pone fine all'amore" ..Da lì sta a noi..

1 commento:

trytounderstand ha detto...

Nulla pone fine all'amore, tanto meno la morte. Su questo non c'è dubbio.
Però è anche vero che l'unica fine delle sofferenze risiede nella morte e, a volte, anche l'amore può essere sofferenza.
Sono d'accordo con te, bisognerebbe tirar fuori qualcosa di positivo anche dalle più cupe e dolorose esperienze di cui la vita di ognuno di noi, a diverso livello, è costellata.
Un abbraccio, con i miei auguri, per tutto e per tutti.

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